NEI BOSCHI DEL PARCO DEI LAGHI

 

Bastiano adora la villeggiatura a Stagno e i suoi panorami, adora la possibilità di girare da solo senza che l’anziana nonna si preoccupi. Ama camminare fino a Chiapporato con l’amico Carlo Corrado che viene da Sesto Fiorentino e ama gironzolare tra le erbacce delle vecchie viuzze, immaginando come fosse la vita solo vent’anni fa. La vita come quella di Zelia e Vilma, mamma e figlia che hanno vissuto qui da sole allevando e coltivando nel borgo oggi abbandonato, che ha ricevuto l’allacciatura alla luce solo nel 2005.

Bastiano adora questa terra al confine tra Toscana ed Emilia, terre allagate dalle acque dei torrenti, sbarrati nel ‘900 alla ricerca dell’energia per l’elettrificazione delle linee ferroviarie che corrono verso il sud della penisola. Terra di gente di montagna, oggi sempre meno; terra di cinghiali e caprioli, oggi sempre di più. Terra di castagni, alcuni così grandi che addirittura dentro ci si può bere un bicchiere con gli amici!

Non tutti gli alberi sono così maestosi però, soprattutto se vicini ai borghi: la ceduazione del bosco continua tutt’oggi o rimane almeno la sua traccia visibile in zone di bosco abbandonate. I cerreti e le carpinete da taglio sono infatti facilmente riconoscibili dai tronchi alti e sottili, vicini tra loro: la competizione per la luce tra i fusti è tanta e spesso questa intricata foresta viene sfruttata anche da Bastiano e Carlo Corrado per lunghe battaglie con i fucili ad elastico.

Ma una volta Bastiano in questi boschi si perse, tra le valli del Limentra di Treppio e del torrente Brasimone, nel cuore del Parco Regionale dei Laghi di Suviana e Brasimone. Un cuore fatto di foreste e valli che ospitano la più importante popolazione di cervo della nostra provincia: giunti dall’Acquerino negli anni ’70, questi animali trovarono ben presto un habitat perfetto dove prosperare, tanto che i bramiti dei maschi riecheggiano un po’ ovunque tra settembre e ottobre in queste valli.

Quella volta che Bastiano si perse nei boschi lo fece per fare colpo su Luna (e anche per eccessiva fiducia in sé stesso, ma questo è un altro discorso). Perché si sa, all’amore non si comanda e Luna andava conquistata ad ogni costo, sfruttando quella giornata all’aria aperta con i genitori e tutta la classe IV B: una scampagnata nel periodo dei funghi ormai consolidata negli anni. Le adesioni erano sempre di più per quella che, quando i bambini erano in prima, era nata come una lunga camminata con frugale mangiata ma che inesorabilmente si trasformò, anno dopo anno, in una lunga mangiata con frugale camminata.

L’idea di Bastiano era di nascondersi per fare paura a Luna, che con un calcio negli stinchi in reazione allo scherzo, avrebbe poi dichiarato il suo amore eterno. Una splendida idea, che non portò agli effetti sperati. E questo perché nel suo nascondiglio dietro un grosso castagno, la volatile attenzione di Bastiano fu attirata da un tozzo insetto bruno-rossastro.

– Caspita che grande!

Era un cervo volante, coleottero dalle imponenti mandibole, la cui larva aveva rosicchiato il legno di uno dei grossi tronchi non ancora giudicati “sporco da ripulire” dei boschi circostanti. Bastiano allungò la mano per afferrarlo, pieno di quella sana e sadica curiosità infantile tipica dei 9 anni d’età. Ma l’insetto spiccò il volo, quasi invitando l’inseguitore, che prese infatti a rincorrerlo su per il versante. Balzo dopo balzo, un agguato fallito dopo l’altro, Bastiano si ritrovò lontano dall’agriturismo, lontano da ogni metro quadro a lui conosciuto. Quando stava ancora cercando di catturare il coleottero infilatosi sotto la lettiera (quanto è spessa!) un rumore lo fece sobbalzare.

L’abbaio di un capriolo fece trasalire Bastiano, che ogni volta scordava quanto detto dalla saggia nonna: i caprioli sono animali territoriali, difendono la loro zona dagli altri maschi ma sono innocui per noi. In effetti: giusto il tempo di intravedere il candido fondoschiena e l’animale era già sparito agli occhi di Bastiano. Che rimase comunque fermo, indeciso sul da farsi.

Si avviò verso quella che gli sembrava fosse la direzione dalla quale era giunto, attento a non calpestare quei meravigliosi fiori rosa-lilla che spuntavano non appena il bosco lasciava spazio ad una radura. Gli sembravano così simili ai crochi, ma quelli si ricordava spuntassero a fine inverno. Si appuntò mentalmente di chiedere a Nonna che fiori fossero e…

Colchico autunnale! –

Una vocina stridula colse di sorpresa Bastiano, che trasalì quando girandosi vide quello che a prima vista avrebbe definito senza alcun dubbio uno gnomo: calzari di pelle, pantaloni verdi con cinta di spago, una camicia dello stesso colore e una fitta barba bianca ad incastonare due occhi neri e brillanti.

– Ma tu sei… –

– Engywuck, piacere! –

– Piacere, io sono… –

– BASTIANOOOOO! DOVE SEIIII?! –

Il tempo di rispondere (- SONO QUI! -), ruotare la testa e lo gnomo era sparito…

Dopo la ramanzina materna, Bastiano si fece cupo e pensieroso. In auto, sulla via del ritorno, non poteva fare a meno di ripensare al suo incontro. Riflettendo bene, quello strano nome da gnomo gli sembrava di averlo letto in un romanzo. Parlava di creature fantastiche e di boschi, come quelli dei dintorni, era una storia lunga, come quella del territorio del Parco dei Laghi.

Una storia affascinante, sempre nuova nel suo essere antica. Si potrebbe quasi definire…una storia infinita.

 

 

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